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17. Promesse del ritorno del Cristo

Libro - Il gran conflitto


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17. Promesse del ritorno del Cristo

Una delle più solenni e gloriose verità della Bibbia è quella del secondo avvento di Cristo per il compimento della grande opera della redenzione. Per il popolo di Dio, pellegrino in questa « valle dell'ombra della morte », la promessa dell'apparizione di Colui che è « la risurrezione e la vita », per condurre a casa loro i redenti, costituisce una speranza beata e preziosa. La dottrina del secondo avvento, del resto, rappresenta la nota dominante delle Sacre Scritture. Dal giorno in cui la prima coppia, piena di amarezza, lasciò il giardino di Eden, i veri credenti hanno atteso l'arrivo del Promesso, il quale sarebbe venuto a spezzare l'a potenza del male e a ricondurre gli eletti nel paradiso perduto. 1 santi uomini di Dio dell'antichità consideravano l'atteso evento del Messia in gloria come la piena realizzazione delle loro speranze. Enoc, settimo discendente di Adamo, contemplando da lungi la venuta del Liberatore, dichiarò: « Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per far giudicio contro tutti » Giuda 14. Il patriarca Giobbe, nell'ora più oscura della sua grande afflizione, esclamò: « Io so che il mio,Redentore vive, e che nell'ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere... Vedrò con la carne mia Iddio... gli occhi miei lo vedranno, e non un altro » Giobbe 19: 25-27 (D).

La venuta di Cristo per inaugurare il suo regno di giustizia ha ispirato le più sublimi e appassionate invocazioni degli scrittori sacri. 1 poeti e i profeti della Bibbia ne hanno parlato con espressioni infiammate di fuoco celeste- Il Salmista, alludendo alla potenza e alla maestà del Re d'Israele, dichiaro: « Da Sion, perfetta in bellezza, Dio è apparso nel suo fulgore. L'Iddio nostro viene e non se ne starà cheto... Egli chiama i cieli di sopra e la terra per assistere al giudizio del suo popolo » Salmo SO: 2-4. « Si rallegrino i cieli e gioisca la terra... nel cospetto dell'Eterno; poich'Eglì viene, viene a giudicare la terra. Egli giudicherà il mondo con giustizia, e i popoli secondo la sua fedeltà » Salmo 96: 11-13.

Il profeta Isaia esclamò: « Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere! Poiché la tua rugiada è come la rugiada dell'aurora, e la terra ridarà alla vita le ombre » Isaia 26: 19. (Un'altra versione dice: « ... la terra getterà fuori i trapassati ». N. d. T.). « (Egli) annientera per sempre la morte; il Signore, l'Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso, torrà via di su tutta la terra l'onta del suo popolo, perché l'Eterno ha parlato. In quel giorno, si dirà: "Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati... Esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!" » Isaia 25: 8, 9.

Abacuc, a sua volta, rapito in santa estasi contemplò l'apparizione di Gesù e disse: « Iddio viene da Teman, e il santo viene dal monte di Paran. La sua gloria copre i cieli, e la terra è piena della sua lode. Il suo splendore e pari alla luce; dei raggi partono dalla sua mano; ivi si nasconde la sua potenza ». « Egli si ferma, e scuote la terra; guarda, e fa tremar le nazioni; i monti eterni si frantumano, i colli antichi s'abbassano; le sue vie son quelle d'un tempo ». « Tu avanzi.sui tuoi cavalli, sul tuoi carri di vittoria ». « 1 monti ti vedono e tremano... l'abisso fa udire la sua voce, e leva in alto le mani. Il sole e la luna si fermano nella loro dimora; si cammina alla luce delle tue saette, al lampeggiare della tua lancia sfolgorante ». « Tu esci per salvare il tuo popolo, per liberare il tuo unto » Habacuc 3: 3, 4, 6, 8, 10, 11, 13.

Mentre si accingeva a separarsi dai suoi discepoli, il Salvatore volle confortarli con la certezza del suo ritorno: « Il vostro cuore non sia turbato... Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore... lo vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e v'avrò preparato un luogo, tornerò, e v'accoglierò presso di me, affinché dove son io, siate anche voi » Giovanni 14: 1-3. « Or quando il Figliuol dell'uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui » Matteo 25: 31,32.

Gli angeli, attardatisi sul monte degli Ulivi dopo l'ascensione di Gesù, rinnovarono ai discepoli la promessa del suo ritorno: « Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verra nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo » Atti 1: 1 l. L'apostolo Paolo, a sua volta, ispirato da Dio dà la sua' testimonianza: « Perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo » 1 Tessalonicesi 4: 16. Il veggente d'i Patmos, infine, dice: « Ecco, egli viene con le nuvole; ed ogni occhio lo vedrà », Apocalisse 1: 7.

Da questa venuta dipende la « restaurazione di tutte le cose », della quale « Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio » Atti 3: 21. Allora sarà definitivamente distrutto il Millenario potere del male, perché « il regno del mondo », diventerà « il regno del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà- ne' secoli dei secoli » Apocalisse 11: 15. « Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà » Isaia 40: 5. « Il Signore, l'Eterno, farà germogliare la giustizia e la lode nel cospetto di tutte le nazioni » Isaia 61: 1 l. « L'Eterno degli eserciti sarà una splendida corona, un diadema d'onore al resto del suo popolo » Isaia 28: 5.

Allora, sotto tutti i cieli, sarà stabilito per sempre il pacifico e tanto bramato regno del Messia. « Così l'Eterno sta per consolare Sìon, consolerà tutte le sue ruine; renderà il deserto di lei pari ad un Eden, e la sua solitudine pari a un giardino dell'Eterno » Isaia 51: 3. « Le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza del Carmel e di Saron » Isaia 35: 2. « Non ti si dirà più "Abbandonata", la tua terra non sarà più detta "Desolazione", ma tu sarai chiamata "La mia delizia è in lei", e la tua terra "Maritata"... Come la sposa è la gioia dello sposo, così tu sarai la gioia del tuo Dio » Isaia 62: 4, S.

La venuta del Signore ha rappresentato in tutti i tempi la speranza dei suoi veri seguaci. La promessa del ritorno fatta dal Signore ai discepoli al momento della sua ascensione dal Monte degli Ulivi, ha illuminato l'avvenire dei credenti e ha sempre riempito i loro cuori di una gioia e di una speranza che non possono essere estinte né dal dolore, né dalle prove. In mezzo alla sofferenza e alla persecuzione, « l'apparizione del grande Iddio 9 Salvatore nostro Gesù Cristo » è stata « la beata speranza ». Quando i cristiani di Tessalonica erano rattristati pensando ai loro cari scomparsi che avevano tanto sperato di vivere fino al giorno dell'avvento di Gesù, l'apostolo Paolo, loro maestro, li consolò parlando loro della risurrezione che avverrà al ritorno del Salvatore. Allora i morti in Cristo risorgeranno, e insieme con i viventi andranno incontro al Signore nell'aria. « E così », egli conclude, « saremo sempre col Signore ». Poi aggiunge: « Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole » 1 Tessalonicesi 4: 16-18.

Sullo scoglio di Patmos, il diletto discepolo Giovanni udì la promessa: « Sì, vengo tosto »; e la sua risposta ardente esprime la preghiera della chiesa durante il suo pellegrinaggio: « Vieni, Signor Gesù! » Apocalisse 22: 20.

Dal carcere, dal rogo, dal patibolo dove i santi e i martiri testimoniarono della verità, giunge a noi attraverso i secoli l'espressione- della loro fede e della loro speranza. « Certi della sua personale risurrezione e perciò anche del loro glorioso avvento », dichiara uno di questi cristíani, « essi non temevano la morte e sapevano elevarsi al di sopra di essa » D. T. Taylor, The Reign of Christ on Earth: or, The Voice of the Church in A11 Ages, p. 33. « Essi erano disposti a scendere nel sepolcro per uscirne un giorno risorti e liberi... Aspettavano l'ora in cui il Signore sarebbe sceso dal cielo sopra le nuvole, nella gloria del Padre suo, per inaugurare il regno. 1 valdesi nutrivano la stessa fede. Wycliff considerava l'apparizione del Redentore come la speranza della chiesa » Idem, pp. 54, 132-134.

Lutero, a sua volta, diceva: « lo sono persuaso che il giorno del giudizio avverrà nel giro di trecento anni. Dio non vuole, Dio non può sopportare oltre questo mondo così empio ». « Si avvicina l'ora in cui il regno dell'abomin azione sarà annientato » Idem, pp. 158, 134.

« Questo vecchio mondo è vicino alla sua fine », diceva Metalliche. Calvino esortava i cristiani a « non esitare a desiderare ardentemente il giorno dell'avvento di Cristo, come l'evento più auspicabile di tutti ». Aggiungeva: « L'intera famiglia dei credenti deve pensare a quel giorno ». « Noi dobbiamo bramare Cristo, cercarlo, contemplarlo fino all'alba del giorno in cui nostro Signore manifesterà in pieno la gloria del suo regno » Idem, pp. 158, 134.

Knox, il celebre riformatore scozzese, affermava: « Nostro Signore non ha forse trasportato la nostra carne nel cielo? Noi sappiamo che Egli ritornerà ». Ridley e Latimer, i quali morirono per la causa della verità, videro con l'occhio della fede la venuta del Signore. Ridley scriveva: « Senza dubbio il mondo - lo credo e lo affermo - va verso la fine. Con Giovanni, servo di Dio, gridiamo con tutto il cuore al nostro Salvatore: Vieni, Signor Gesù, vieni! » Idem, pp. 151, 145.

« Il pensiero dell'avvento dei Signore », diceva Baxter, « mi è dolce e mi riempie di gioia » Richard Baxter, Works, vol. 17, p. 555. « Amare la sua apparizione e aspettare questa beata speranza è opera della fede ed è anche la caratteristica dei suoi santi ». « Se la morte sarà l'ultimo nemico a essere vinto alla risurrezione, impariamo con quale ardore i credenti dovrebbero desiderare e pregare per il secondo avvento di Cristo, quando questa vittoria piena e definitiva sarà conseguita » Idem, vol. 17, pp. 555, 500. « 1 credenti dovrebbero bramare la venuta di questo giorno, aspettarlo con impazienza e concentrare su esso la loro speranza, perché esso segnerà l'adempimento dell'opera della redenzione e il coronamento dei. loro desideri e degli sforzi delle loro anime. Signore, affretta questo giorno! » Idem, pp. 182, 183. Era questa la speranza della chiesa apostolica, della « chiesa del deserto » e dei riformatori.

La profezia Predice non solo il modo e lo scopo della venuta di Cristo, ma indica anche i segni premonitori di essa. Gesù disse: « E vi saranno de' segni nel sole, nella luna e nelle stelle » Luca 21: 25. « Il sole si.oscurerà e la luna non darà il suo splendore; e le stelle cadranno dal cielo e le potenze che son nei cieli saranno scrollate. E allora si vedrà il Figliuol dell'uomo venire sulle.nuvole con gran potenza e gloria » Marco 13: 24-26. Il veggente di Patmos così descrive il primo segno che preannuncia il secondo avvento: « E si fece un gran terremoto; e il sole divenne. nero come un cilicio di crine e tutta la luna diventò come sangue » Apocalisse 6: 12.

Questi segni apparvero prima dell'inizio del diciannovesimo secolo. In adempimento di questa profezia, si ebbe nel 1755 -il più terribile terremoto che a memoria d'uomo sia mai stato registrato. Quantunque esso sia comunemente conosciuto come « terremoto di Lisbona », esso scosse violentemente una parte considerevole dell'Europa, dell'Africa e perfino dell'America. Fu sentito in Groenlandia, nelle Indie Occidentali, a Madera, in Svezia, in Norvegia, in Gran Bretagna, in Irlanda, su una superficie di oltre sei milioni di chilometri quadrati. In Africa fu quasi altrettanto violento che in Europa. La città' di Algeri fu notevolmente danneggiata. Nel Marocco, un villaggio di otto-diecimila abitanti scomparve inghiottito dal suolo. Una terribile mareggiata si abbatté sulle coste della Spagna e dell'Africa, invadendo le città e provocando immani distruzioni.

Comunque fu nella Spagna e nel Portogallo che esso ebbe la sua massima intensità. A Cadice l'onda marina raggiunse i diciotto metri di altezza. « Alcune delle più alte montagne del Portogallo furono violentemente scosse; in molti casi si verificarono delle fenditure sulle vette, sì che enormi blocchi di roccia si abbatterono sui villaggi sottostanti, accompagnati da lingue di fuoco che scaturivano dal suolo » Sir Charles Lyell, Principles of Geology, p. 495.

A Lisbona « si udì un rumore di tuono sotterraneo, immediatamente seguito da una violenta scossa che ridusse in cumuli di macerie la maggior parte della città. Nel giro di sei minuti ci furono sessantamila morti. Il mare si ritirò lasciando a secco le sue rive per poi rifluire e abbattersi, con onde gigantesche e con straordinaria violenza, sulla città ». « Fra gli straordinari eventi verificatisi a Lisbona, in quella spaventosa catastrofe va ricordata la scomparsa di un molo di marmo, di recente costruzione e che era costato un'ingente somma. Una folla immensa vi si era raccolta, stimandolo un luogo sicuro contro i crolli delle case; ma ecco che all'improvviso esso sprofondò, trascinando seco quanti vi erano sopra. Neppure una delle vittime fu più ritrovata » Idem, p. 495.

« Il terremoto fece crollare tutte le chiese e tutti i conventi, quasi tutti i grandi edifici pubblici e più di un quarto delle case. Circa due ore dopo la scossa tellurica, il fuoco divampò in vari quartieri cittadini e imperversò con tale violenza per quasi tre giorni che Lisbona fu completamente distrutta. Il terremoto avvenne in giorno festivo (era il l' novembre, festa di Ognissanti. N.d.T.), quando chiese e monasteri erano gremiti di persone. Pochi furono i sopravvissuti » Enciclopedia Americana, art. « Lisbona », ediz. 1831. « Il terrore era indescrivibile. Nessuno però piangeva, perché non c'erano lacrime sufficienti per simile tragedia. La popolazione, in preda al delirio, correva qua e là battendosi il volto e il petto, come impazzita, urlando ed esclamando: « Misericordia! È la fine del mondo! ». Le madri, dimentiche dei propri figli, correvano per le strade cariche di crocifissi. Molte di esse si rifugiarono nelle chiese, ma a nulla valse l'esposizione del sacramento; a nulla valse abbracciare gli altari: immagini, sacerdoti, popolo: tutti furono travolti e sepolti in una immane rovina ». Si calcola che il numero delle vittime di quel giorno nefasto sia stato di novantamila.

Venticinque anni dopo apparve il secondo segno indicato dalla profezia: l'oscuramento del sole e della luna. La cosa fu ancora più singolare e impressionante per il fattto che era stata predetta con precisione quasi cronologica. Nella sua conversazione coi discepoli sul monte degli Ulivi, il Salvatore dopo aver descritto il lungo periodo di prova che la chiesa doveva subire - i milleduecentosessant'anni della persecuzione romana che, secondo la profezia, sarebbero stati abbreviati - parlò degli eventi che avrebbero preceduto la sua seconda venuta e fissò il tempo in cui sarebbe apparso il primo di essi: « Dopo quell'afflizione, il sole scurerà, e la luna non darà il suo splendore » Marco 13: 24 (D). 1 milleduecentosessant'anni dovevano finire nel 1798, ma circa un quarto di secolo prima la persecuzione era gia quasi del tutto cessata. Secondo le parole di Cristo, dopo questo periodo il sole si sarebbe oscurato. La predizione si adempié il 19 maggio del 1780.

« Quasi unico, fra i più misteriosi e inspiegabili fenomeni del genere... troviamo il giorno oscuro del 19 maggio 1780: un oscuramento di tutto il cielo visibile e dell'atmosfera della Nuova Inghilterra » (Questa zona si trova nella parte orientale degli Stati Uniti, a nord di Nuova York. N. d. T.). R. M. Devens, Our First Century, p. 89.

Un testimone oculare che abitava nel Massachusetts, lo descrive così: « Quel giorno il sole sorse radioso, ma -ben presto cominciò a perdere il suo consueto splendore. Apparvero in cielo dense nubi oscure, seguite da lampi e accompagnate dal brontolio del tuono. Cominciò a cadere una leggera pioggia. Verso le nove del mattino le nubi si fecero ancora più fitte e assunsero un color rame o bronzo che si rifletteva sul suolo, sulle rocce, sugli alberi, sulle case e sulle persone dando loro un aspetto strano, quasi irreale. Alcuni minuti dopo, una densa nuvola nerastra coprì il cielo lasciando una lieve' frangia di luce all'orizzonte. L'oscurità divenne simile a quella che si ha d'estate verso le. nove di sera...

« Il timore, l'ansietà, lo spavento si impossessarono a poco a poco delle persone. Le donne stavano sulle soglie delle loro. case, osservando quel paesaggio tenebroso; i contadini ritornavano dai campi; il falegname lasciava i suoi arnesi, il fabbro abbandonava la forgia, il commerciante lasciava il negozio; le scuole si chiudevano e i fanciulli tremanti si rifugiavano in casa. I viaggiatori chiedevano ospitalità alla casa più vicina, e ognuno si domandava: "Che cosa succede?". Pareva che un uragano stesse per abbattersi sul paese o che fosse giunto il giorno della consumazione di tutte le cose.

« Le candele furono accese e i fuochi del caminetto brillarono come nelle sere autunnali senza luna... Le galline rientrarono nel pollaio; il bestiame fu raccolto nei recinti e nelle stalle; le ranocchie cominciarono a gracidare e gli uccelli emisero i loro gridi notturni, mentre i pipistrelli svolazzavano intorno. Solo gli uomini sapevano che non era notte...

« Il dottor Nathanael Wittaker, pastore della c hiesa del Tabernacolo di Salem, tenne delle funzioni religiose, nel corso delle quali pronunciò un sermone in cui sostenne che quelle tenebre erano sovrannaturali. Anche in altre località si fecero riunioni analoghe. 1 passi biblici scelti per questi sermoni estemporanei erano invariabilmente quelli che sembravano indicare come tali tenebre fossero in piena armonia con le predizioni bibliche... Le tenebre divennero ancora più fitte dopo le undici del mattino » The Essex Antiquarian, Aprile 1899, vol. 3, n. 4, -pp. 53, 54. « Nella maggior parte del paese le tenebre erano così dense che non era possibile vedere l'ora all'orologio, né pranzare, né accudire alle abituali faccende domestiche senza la luce della candela...

« Questa oscurità ebbe un'estensione straordinaria. Basti sapere che fu osservata a oriente fino a Falmouth, a occidente fino all'estremità del Connectícut, a meridione fino alle coste del mare, e a settentrione fino all'estremità dei Possedimenti americani » William Gordon, History of the Rise, Progress and Establishment of the Independence of the U.S.A., vol. 3, p. 5 7.

Alle fitte tenebre del giorno fece seguito, un'ora o due prima del tramonto, un cielo parzialmente chiaro, e il sole fece una timida apparizione, seminascosto da una nuvola oscura. « Dopo il tramonto le nubi si addensarono di nuovo e il buio si fece più intenso. Le tenebre di quella notte non furono meno straordinarie e paurose di quelle del giorno. Sebbene fosse plenilunio, era impossibile vedere qualcosa senza l'aiuto di una luce artìficiale che, vista dalle case vicine oppure a distanza, appariva soffocata da un buio fitto come quello di Egitto » Isaiah Thomas, Massachusetts Spy; or, American Oracle of Liberty, vol. 10, n. 472, (maggio 1780). Un testimone oculare riferisce: « Io non potei fare a meno di pensare che se ogni corpo luminoso dell'universo fosse stato avvolto da tenebre impenetrabili o addirittura soppresso, il buio non sarebbe stato più completo di così » Lettera del dott. S. Tenny, di Exeter, dicembre 1785, riportato in Massachusetts Historical Society Collections, 1792, 1 serie, vol. 1, p. 97. Quantunque verso le nove di sera la luna fosse nel suo pieno, essa « non poté dissipare le tenebre ». Dopo mezzanotte le tenebre scomparvero e la luna apparve come un globo di sangue.

Il 19 maggio 1780 è passato alla storia come « giorno oscuro ». Dal tempo di Mosè in poi non c'è Mai stato un fenomeno che per intensità, estensione e durata possa essere paragonato con quello. La descrizione dell'evento, come viene fatta dai testimoni oculari, sembra l'eco delle parole del Signore contenute nel libro del profeta Gioele, che risale a oltre venticinque secoli dal loro adempimento: « Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna diventerà sanguigna; avanti che venga il grande e spaventevole giorno del Signore » Gioele 2: 31 (D).

Cristo aveva esortato il suo popolo a considerare i segni del suo avvento e a rallegrarsi perché essi erano premonitori della sua venuta. « Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina ». Poi, additando gli alberi in germoglio aggiunse: « Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare, voi guardandoli, riconoscete da voi stessi che l'estate è ormai vicina. Così anche voi quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino » Luca 21: 28–3 l.

Purtroppo, a mano a mano che nella chiesa l'umiltà e la devozione lasciarono il posto all'orgoglio e al formalismo, l'amore di Cristo e la fede nel suo avvento andarono decrescendo. Assorbito dalla mondanità e dalla ricerca del piacere, il popolo di Dio finì col diventare cieco alle istruzioni del Salvatore relative alla sua apparizione. La dottrina del secondo avvento fu negletta e le dichiarazioni relative ad essa, oscurate da errate interpretazioni, vennero quasi totalmente dimenticate. Questo, in modo particolare, fu il caso delle chiese d'America. La libertà e le comodità di cui godevano le varie classi sociali, la sete di ricchezza e di lusso provocarono una divorante bramosia di guadagno unito con un ardente desiderio di popolarità e di potenza che parevano alla portata di tutti. Tutto ciò spinse gli uomini a concentrare i propri interessi e le proprie speranze sulle cose di questa vita e a rimandare a un futuro molto lontano il giorno solenne che vedrà la fine del presente stato di cose.

Il Salvatore, nel richiamare l'attenzione dei discepoli sui segni del suo ritorno, predisse lo stato di generale apostasia che si sarebbe verificato prima del suo secondo avvento. Come ai tempi di Noè, le cose di questo mondo e la ricerca del piacere avrebbero avuto il sopravvento: comperare, vendere, piantare, costruire, sposare, dare in matrimonio; il tutto accompagnato dall'abbandono di Dio e dall'oblio della vita avvenire. L'esortazione del Signore per quanti sarebbero vissuti a quell'epoca fu: « Or guardatevi, ché talora i vostri cuori non sieno aggravati d'ingordigia, né d'ebbrezza, ne delle sollecitudini di questa vita; e che quel giorno di subito improvviso non vi sopravvenga » Luca 21: 34 (D). « Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figliuol dell'uomo » Luca 21: 36.

Lo stato della chiesa a quell'epoca è così sottolineato dalle parole del Maestro riportate in Apocalisse 3: 1: « Tu hai nome di vivere e sei morto ». A quanti, poi, rifiutano di scuotersi dalla loro indifferenza, viene rivolto l'avvertimento solenne: « Se tu non vegli, io verrò come un ladro, e tu non saprai a quale ora verrò su di te » Apocalisse 3: 3.

Era necessario rendere gli uomini consapevoli del pericolo che correvano, e così indurli a prepararsi per gli eventi solenni connessi con la chiusura del tempo di grazia. Il profeta di Dio dichiara: « Sì, il giorno dell'Eterno è grande, oltremodo terribile; chi lo potrà sopportare? ». Gioele 2: 11. Chi, infatti, potrà resistere quando apparirà Colui che ha « gli occhi troppo puri per sopportar la vista del male » e che non può « tollerar lo spettacolo dell'íniquità? » Abacuc 1: 13. A coloro che dicono: « Mio Dio, noi d'Israele ti conosciamo » Osea 8: 2 e nondimeno trasgrediscono la sua alleanza e « corron dietro ad altri dii » Salmo 16: 4, celando l'iniquità nei loro cuori e amando i sentieri dell'ingiustizia, il giorno del Signore sarà « tenebre, e non luce, oscurissimo e senza splendore » Amos 5: 20. « E in quel tempo avverrà che io frugherò Gerusalemme con delle torce, e punirò gli uomini che, immobili sulle loro fecce, dicono in cuor loro: "L’Eterno non fa né bene, né male" » Sofonia 1: 12. « lo punirò il mondo per la sua malvagità, e gli empi per la loro iniquità; farò cessare l'alterigía de' superbi -e abbatterò l'arroganza de' tiranni » Isaia 13: 11. « Né il loro argento né il loro oro li potrà liberare... Le loro ricchezze saranno abbandonate al saccheggio, e le loro case ridotte in una desolazione » Sofonia 1: 18, 13.

Il profeta Geremia, contemplando in anticipo questo tempo terribile, esclamò: « lo sento un gran dolore!... lo non posso tacermi; poiché: anima mia, tu odi il suon della tromba, il, grido di guerra. S'annunzia rovina sopra rovina » Geremia 4: 19, 20.

« Quel giorno è un giorno d'ira, un giorno di distretta e d'angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurità, un giorno di suon di tromba e d'allarme » Sofonia 1: 15, 16. « Ecco, il giorno dell'Eterno giunge... che farà della terra un deserto, e ne distruggerà i peccatori » Isaia 13: 9.

In vista di quel gran giorno, la Parola di Dio con un linguaggio solenne e impressionante invita il suo popolo a scuotersi dalla letargia spirituale e a cercare il suo volto con pentimento e umiltà: « Suonate la tromba in Sion! Date l'allarme sul monte mio santo! Tremino tutti gli abitanti del paese, poiché il giorno dell'Eterno viene, perch'è vicino... Bandite un digiuno, convocate una solenne raunanza! Radunate il popolo, bandite una santa assemblea! Radunate i vecchi, radunate i fanciulli... Esca lo sposo dalla sua camera, e la sposa dalla propria alcova! Fra il portico e l'altare piangano i sacerdoti... Tornate a me con tutto il cuor vostro, con digiuni, con pianti, con lamenti! Stracciatevi il cuore, e non le vesti, e tornate all'Eterno, al vostro Dio, poich'egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira e pieno di bontà » Gioele 2: 1, 15–17, 12, 13.

Una grande opera di riforma doveva essere compiuta per preparare un popolo capace di sussistere nel giorno di Dio. L'Eterno vide che molti dei cosiddetti credenti non edificavano per l'eternità, e nella sua infinita misericordia volle far loro giungere un messaggio che li scuotesse d'al torpore e li spingesse a prepararsi per la venuta del Signore.

Questo avvertimento è messo in risalto nel capitolo 14 di Apocalisse, dove si vede un triplice messaggio proclamato da tre esseri celesti, immediatamente seguito dall'avvento del Figliuolo dell'uomo « per la mèsse della terra ». Il primo di questi avvertimenti annuncia l'avvicinarsi del giudizio: il profeta vide un angelo « che volava in mezzo al cielo, recante l'evangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo; e diceva con gran voce: "Temete Iddio e dategli gloria poiché l'ora del suo giudizio è venuta; e adorate Colui che ha f atto il cielo e la terra e il mare e le fonti delle acque" » Apocalisse 14: 6, 7.

Questo messaggio fa parte dell'Evangelo eterno la cui proclamazione non è affidata agli angeli, ma agli uomini. I santi angeli sono incaricati di dirigere quest'opera e di presiedere i grandi movimenti intesi a recare la salvezza agli uomini; però la predicazìone propriamente detta è fatta dai servi di Cristo sulla terra.

Tale avvertimento doveva essere dato al mondo da uomini fedeli, sensibili alle sollecitazioni dello Spirito di Dio, ubbidienti agli insegnamenti della sua Parola; uomini che avevano prestato attenzione alla « parola profetica, più ferma », alla « lampada splendente in un luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga » 2 Pietro 1: 19. Essì avevano cercato la conoscenza dì Dio più di tutti i tesori nascosti, considerandola « preferibile a quel guadagno dell'argento, e il profitto che se ne trae val più dell'oro fino » Proverbi 3: 14. Il Signore, percio, aveva loro -rivelato le grandi realtà del regno: « Il segreto dell'Eterno è per quelli che lo temono ed egli fa loro conoscere il suo patto » Salmo 25: 14.

Non furono i dotti teologi a capire questa verità e a proclamarla. Se essi fossero stati delle sentinelle fedeli e avessero investigato le Scritture con diligenza e in preghiera, avrebbero conosciuto a che punto era la notte, e le profezie avrebbero loro indicato gli eventi che stavano per accadere. Purtroppo, essi si dimostrarono indifferenti e così il messaggio venne affidato a gente più umile. Gesù disse: « Camminate mentre avete la luce, affinché non vi colgano le tenebre » Giovanni 12:35. Quanti si dipartono dalla luce mandata da Dio e trascurano di riconoscerla quando questa è alla loro portata, rimarranno nelle tenebre. Il Salvatore dichiarò: « Chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita » Giovanni 8: 12. Chiunque diligentemente si sforza di fare la volontà di Dio attenendosi alla luce avuta, riceverà luce maggiore, e qualche stella più fulgida gli sarà mandata per guidarlo in tutta la verità.

All'epoca del primo avvento di Cristo, i sacerdoti e gli scribi della santa città -ai quali erano stati affidati gli oracoli di Dio- avrebbero potuto discernere i segni dei tempi e. proclamare la venuta del Messia promesso. La profezia di Michea indicava il luogo della nascita, mentre quella di Daniele precisava il tempo della sua manifestazione (Michea 5: 2; Daniele 9: 25). Dio aveva affidato queste profezie ai capi giudei i quali, per conseguenza, erano inescusabili se ignoravano l'imminenza della venuta del Messia e non ne avvertivano il popolo. I giudei erigevano dei monumenti ai profeti martiri, ma allo stesso tempo tributavano omaggio ai servitori di Satana mediante la loro deferenza verso i grandi della terra. Accecati dalla sete di potere e di dominio temporali, essì perdevano dì vista gli onori divini che il Re dei re intendeva loro conferire.

Gli anziani d'Israele avrebbero dovuto studiare con profondo e rispettoso interesse il luogo, il tempo e le circostanze relativi al più grande avvenimento della storia: la venuta del Figliuolo di Dio per redimere l'umanità. Tutti avrebbero dovuto aspettare vigilanti ed essere pronti a salutare il Salvatore del mondo. Invece, a Betlemme, due viandanti affaticati, provenienti dalle colline di Nazaret, attraversarono il villaggio percorrendone le anguste vie, cercando ìnvano un rifugio per la notte. Nessuna porta si aprì, e il Salvatore del mondo dovette nascere in un umile ostello adibito a ricovero del bestiame.

Gli angeli del cielo, che avevano contemplato la gloria che il Figliuolo di Dio condivideva col Padre prima che il mondo fosse creato, seguivano col più vivo ìnteresse la sua venuta in terra, sicuri che il mondo avrebbe esultato di immensa gioia per questo mirabile evento. Una schiera di angeli fu incaricata dì recare il lieto annuncio a coloro che erano pronti a riceverlo e che, a loro volta, lo avrebbero trasmesso agli abitanti della terra. Cristo era sceso dal cielo per rivestire la natura umana, e si accingeva a prendere su di sé il pesante fardello dell'ignominia e a offrire la propria vita come prezzo di riscatto per molti. Comunque, gli angeli desideravano che anche nella sua umiliazione il Figliuolo dell'Altissimo entrasse nel mondo con la dignità e con la gloria dovute al suo rango. I grandi della terra si sarebbero dati convegno nella capitale d'Israele per dargli il benvenuto? Legioni di angeli lo avrebbero presentato a quanti lo aspettavano?

Un angelo percorse la terra per vedere chi era pronto a dare il benvenuto a Gesù, ma purtroppo non vide nessun segno di aspettativa, non udì nessuna voce di lode o di esultanza annunciare l'imminenza dell'avvento del Messia. Si soffermò un po' sulla città santa, poi sul tempio dove per secoli Dio aveva manifestato la sua presenza. Ovunque, però, regnava la stessa indifferenza. I sacerdoti, con pompa e orgoglio, offrivano sacrifici contaminati; i farisei parlavano al popolo con voce tonante e recitavano all'angolo delle vie le loro preghiere piene di presunzione. Neì palazzi dei re, nelle assemblee dei filosofi, nelle scuole dei rabbini, tutti erano ugualmente incuranti del sublime fatto che ríempiva il cielo di lodì e di gioia: il Redentore del mondo stava per venire sulla terra.

Niente tradiva l'attesa del Messia e non si notava alcun preparativo per accogliere il Principe della vita. Sorpreso, il messaggero celeste gia si preparava a risalire al cielo quando scorse un gruppo di pastori che facevano la guardia notturna alle loro greggì. Contemplando il cielo stellato, essi parlavano. della profezia che annunciava la venuta del Messia, e manifestavano il loro ardente desiderio di salutare l'apparizione del Salvatore del mondo. Era un pugno di anime pronte a ricevere il messaggi o del cielo, e allora l'angelo apparve loro e annunciò la lieta notizia. La pianura fu illuminata dalla gloria del cielo, e un folto gruppo di angeli apparve agli occhi dei pastori; e per esprimere degnamente la gioia del cielo intero, una moltitudine di voci intonò l'inno che un giorno sarà cantato dagli eletti: « Gloria a Dio ne' luoghi. altissimi, pace in terra fra gli uomini ch'Egli gradisce! » Lupa 2: 14.

Questa sublime storia di Betlemme contiene un'importante lezione ed è un monito per la nostra incredulità, per il nostro orgoglio e per la nostra autosufficienza. Essa, inoltre, ci invita a fare attenzione per evitare che, a motivo di una colpevole indifferenza, noi non finiamo col non sapere più riconoscere i segni dei tempi, e quindi con l'ignorare il giorno della resa dei conti.

Gli angeli non trovarono delle anime in attesa del Messia solo sulle colline della Giudea e fra gli umili pastori: anche nelle terre pagane ve ne erano altre che aspettavano. Si trattava di filosofi orientali: i magi, ricchi, nobili, studiosi della natura, i quali avevano visto Dio nelle opere delle sue mani. Negli scritti ebraici, poi, avevano trovato l'annuncio di 9

un astro che sarebbe sorto da Giacobbe (vedi Numeri 24: 17) e aspettavano con impazienza Colui che sarebbe stato non solo « la consolazione d'Israele », ma anche « luce da illuminar le genti », « strumento di salvezza fino alle estremità della terra » Luca 2: 25, 32; Atti 13: 47. Essi cercavano la luce, e la luce che procedeva dal trono di Dio venne a illuminare il sentiero da loro percorso. Mentre i sacerdoti e i rabbini di Gerusalemme, guardiani ed espositori ufficiali della verità, erano immersì nelle tenebre, la stella mandata dal cielo guidava questi stranieri verso il luogo dove doveva nascere il Re dei re.

È «.a quelli che l'aspettano » che Cristo « apparirà una seconda volta... per la loro salvezza » Ebrei 9 ; 28. Come era stato per il mgssaggio della nascita del Salvatore, altrettanto. fu per quello del suo secondo avvento: esso non venne affidato ai capi religiosi del popolo, i quali, avendo omesso di vegliare sulla loro unione con Dio e respinto la luce del cielo, non erano annoverati fra coloro che l'apostolo Paolo così descrive: « Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, sì che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro; poiché voi tutti siete figliuoli di luce e figliuoli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre » 1 Tessalonicesi 5: 4, 5.

Le sentinelle poste sulle mura di Sion -avrebbero dovuto essere le prime ad accogliere l'annuncio della venuta del Salvatore, a levare le loro voci. per proclamare l'avvento e avvertire il popolo perché si preparasse alla sua apparizione. Esse--- invece, sognavano pace e sicurtà, mentre la gente giaceva immersa nei propri peccati. Gesù, precorrendo i secoli, vide la sua chiesa simile al fico sterile: ricca di pretenziose foglie, ma priva di frutti. C'era, sì, una ostentata osservanza delle forme religiose, ma faceva difetto lo spirito di vera umiltà, di pentimento e di fede, che solo poteva rendere il servizio accettevole a Dio. Al posto delle grazie dello Spirito si notavano l'orgoglio, il formalismo, la vanagloria, l'egoismo, l'oppressione. Una chiesa apostata chiudeva gli occhi ai segni dei tempi. Dio, però, non venne meno alla sua fedeltà: furono gli uomini ad allontanarsi da lui e a separarsi dal suo amore. Rifiutando di sottomettersi alle condizioni richieste, essi perdettero il beneficio delle promesse loro fatte da Dio.

Questo è l'infallibile risultato che deriva dal trascurare la luce e I privilegi offerti dal Signore. A meno che la chiesa non percorra la via tracciata da Dio nella sua provvidenza, accogliendo ogni raggio di luce e compiendo ogni dovere via via che questo viene rivelato, la religione degenera nel formalismo, e lo spirito della pietà vitale scompare del tutto. Tale verità è stata reiteratamente illustrata nella storia della chiesa. Dio chiede dal suo popolo opere di fede e di ubbidienza corrispondenti alle benedizioni e ai privilegi ricevuti. L'ubbidienza esige un sacrificio e comporta una croce. Ecco perché molti, pur dicendosi seguaci di Cristo, rifiutano di accettare la luce del cielo e, come i giudei di allora, non sanno riconoscere il tempo della loro visitazione (Luca 19: 44). A causa del loro orgoglio e della loro incredulità, il Signore li ha messi da parte e ha rivelato la sua verità a quanti, come i pastori di Betlemme e i magi di oriente, tengono conto della luce avuta.

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