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22. Profezie adempiute

Libro - Il gran conflitto


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22. Profezie adempiute

Passato il tempo previsto per la seconda venuta del Signore — primavera del 1844 — coloro che avevano atteso con fede la sua apparízione, rimasero per un certo tempo immersi nel dubbio e nell'incertezza. Il mondo li considerava totalmente sconfitti, ed erano convinti di avere accarezzato una chimera; tuttavia la loro fonte di conforto fu ancora una volta la Parola di Dio. Molti continuarono a investigare le Scritture riesaminando le basi della loro fede e studiando con cura le profezie per ricevere ulteriore luce. La testimonianza biblica a sostegno della loro posizione appariva chiara e conclusiva. Segni inconfondibili indicavano vicina la venuta di Cristo. La benedizione speciale di Dio tanto nella conversione dei peccatori che nel risveglio della vita spirituale nei credenti aveva testimoniato che il messaggio era di origine celeste. Sebbene ì fedeli non riuscissero a spiegare la delusione avuta, erano però sicuri che Dio li aveva guidati nella loro passata esperienza.

Nelle profezie che essi sapevano doversi applicare all'epoca del secondo avvento, vi erano istruzioni particolarmente adatte al loro stato di incertezza, che li incoraggiavano ad aspettare pazientemente, fiduciosi che quanto ora appariva oscuro al loro intelletto sarebbe stato chiarito al momento opportuno.

Fra queste profezie vi era quella di Abacuc 2: 1-4: « Io starò alla mia vedetta, mi porrò sopra una torre, e starò attento a quello che l'Eterno mi dirà, e a quello che dovrò rispondere circa la rimostranza che ho fatto. E l'Eterno mi rispose e disse: "Scrivi la visione, incidila su delle tavole, perché si possa leggere speditamente; poiché è una visione per un tempo già fissato; ella s'affretta verso la fine, e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché per certo verrà; non tarderà. Ecco, l'anima sua è gonfia, non è retta in lui; ma il giusto vivrà per la sua fede ».

Fin dal 1842, l'ordine contenuto in questa profezia di scrivere la visione, aveva suggerito a Carlo Fitch l'idea di preparare una carta profetica per illustrare le visioni di Daniele e dell'Apocálisse. Tale pubblicazione fu considerata come l'adempimento dell'incarico dato da Abacuc. Nessuno, però, rilevò l'evidente ritardo nell'adempimento della visione - un tempo di attesa - indicato nella stessa profezia. Dopo la delusione (del 1844) questo passo risultò molto significativo: « È una visione per un tempo già fissato; essa s'affretta verso la fine, e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché per certo verrà; non tarderà... ma il giusto vivrà per la sua fede ».

Una porzione della profezia di Ezechiele fu anch'essa fonte di forza e di conforto per i credenti. « E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini: "Figliuol d'uomo: Che proverbio è questo che voi ripetete nel paese d'Israele quando dite: - 1 giorni si prolungano e ogni visione è venuta meno? - Perciò di' loro: Così parla il Signore, l'Eterno ... 1 giorni s'avvicinano, e s'avvicina l'avveramento d'ogni visione ... lo pronunzierò una parola, e la metterò ad effetto, dice il Signore, l'Eterno" ». « "... quelli della casa d'Israele dicono: - La visione che costui contempla concerne lunghi giorni avvenire, ed egli profetizza per dei tempi lontani -. Perciò di' loro: Così. parla il Signore, l'Eterno: Nessuna delle mie parole sarà più differita; la parola che avrò pronunziata sarà messa ad effetto, dice il Signore, l'Eterno" » Ezechiele 12: 21–25, 27, 28.

1 fedeli che aspettavano si rallegrarono sapendo che Colui che conosce la fine sin dal principio aveva guardato attraverso i secoli, previsto la loro delusione e mandate loro parole di coraggio e di speranza. Se non fosse stato per queste porzioni della Scrittura che li invitavano ad aspettare con pazienza e a mantenere salda la loro fiducia nella Parola di Dio, la loro fede sarebbe venuta meno in quell'ora di prova.

La parabola delle dieci vergini- contenuta in Matteo 25 illustra anch'essa l'esperienza del popolo avventista. In Matteo 24, rispondendo alla domanda dei discepoli circa il segno della sua venuta e della fine del mondo, Cristo aveva indicato alcuni degli eventi più importanti nella storia del mondo e della chiesa, dal suo primo avvento al secondo: la distruzione di Gerusalemme, la grande tribolazione della chiesa a causa delle persecuzioni pagane e papali, l'oscuramento del sole e della luna, la caduta delle stelle. Dopo questo, Egli parlò della sua venuta nel suo regno, e narrò la parabola che descrive due categorie di servitori che aspettano la sua apparizione. Il capitolo 25 si apre con le parole: « Allora il regno de' cieli sarà simile a dieci vergini ». Qui viene posta in risalto la chiesa degli ultimi giorni, la stessa già indicata alla fine del capitolo 24. In questa parabola l'esperienza della chiesa in questione è illustrata dalla scena di un matrimonio orientale.

Allora il regno de' cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrar lo sposo. Or cinque d'esse erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avean preso seco dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avean preso dell'olio nei vasi. Ora tardando lo sposo, tutte divennero sonnacchiose e si addormentarono. E sulla mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo: uscitegli incontro! ».

La venuta di Cristo annunciata dal messaggio del primo angelo era rappresentata dall'arrivo dello sposo. La vasta opera di riforma compiuta dalla proclamazione della sua prossima venuta, corrispondeva all'uscita delle dieci vergini per andargli incontro. In questa parabola, come già in quella di Matteo 24, sono raffigurate due categorie di persone. Tutte avevano la propria lampada, la Bibbia, e alla luce di essa erano andate incontro allo sposo. Però mentre « le stolte, nel prendere le loro lampade, non avean preso seco dell'olio... le avvedute, insieme con le loro lampade, avean preso dell'olio ne' vasi ». Questa seconda categoria aveva ricevuto la grazia di 'Dio, la rigenerazione, la potenza illuminante dello Spirito Santo che fa della Parola di Dio « una lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero ». Nel timore di Dio esse avevano studiato le Scritture per conoscere la verità e avevano cercato sinceramente la purezza del cuore e della vita. Avevano un'esperienza personale, una fede in Dio e nella sua Parola che non poteva essere sopraffatta né dal ritardo, né dalla delusione. Le al-tre « nel prendere le loro lampade, non avean preso seco dell'olio ». Esse avevano agito mosse dall'impulso. Il solenne messaggio aveva risvegliato i loro timori, però esse si erano appoggiate sulla fede dei loro fratelli, si erano accontentate della luce vacillante delle buone emozioni, senza però avere una piena conoscenza della verità o una piena opera della grazia nei loro cuori. Andavano incontro allo sposo piene di speranza, con la prospettiva di una ricompensa immediata; *ma non erano pronte né per il ritardo, né per la delusione. Quando sopraggiunse la prova, la loro fede venne meno e la loro luce si spense.

« Or tardando lo sposo, tutte divennero sonnacchiose e si addormentarono ». Il ritardo dello sposo indica la vana attesa della venuta del Signore, la delusione e l'apparente ritardo. In quel tempo d'incertezza, l'interesse dei credenti superficiali e di quanti erano solo a metà convertiti, cominciò a tentennare e i loro sforzi a rilassarsi; ma coloro la cui fede era basata su una conoscenza personale della Bibbia, avevano sotto i propri piedi una salda roccia che le ondate della delusione non potevano spazzar via. « Tutte divennero sonnacchiose e si addormentarono »; le une nella noncuranza e nell'abbandono della fede; le altre nella paziente attesa di maggiore luce. Nondimeno, nella notte della prova anche queste parvero perdere, anche se solo parzialmente, il loro zelo e la loro devozione. Chi era solo a metà convertito e superficiale non poteva più appoggiarsi sulla fede dei suoi fratelli. Ormai ognuno doveva reggersi o cadere da sé.

Verso quell'epoca cominciò ad'apparire il -fanatismo. Alcuni di coloro che avevano mostrato di essere credenti zelanti, respinsero la Parola di Dio come guida infallibile e, pretendendo di essere guidati dallo Spirito, si abbandonarono in balìa dei propri sentimenti, delle proprie impressioni o immaginazioni. Alcuni diedero prova di uno zelo cieco e bigotto, denunciando tutti coloro che non approvavano il loro modo di agire. Le loro idee e le loro azioni fanatiche, che non incontravano la simpatia del grande corpo degli avventisti, valsero ad attirare l'obbrobrio sulla causa della verità.

Satana cercava con questo mezzo di opporsi all'opera di Dio e di distruggerla. La gente era rimasta molto scossa dal movimento avventista; migliaia di peccatori si erano convertiti, e uomini fedeli continuavano a consacrarsi all'opera della proclamazione della verità, anche in quel periodo di ritardo. Il principe del male perdeva i propri sudditi e allora, per provocare il disprezzo per la causa di Dio, egli cercò di sedurre alcuni che professavano la fede e di spingerli all'estremismo. Poi i suoi agenti si tennero pronti ad approfittare di ogni sbaglio, di ogni difetto, di ogni atto inconsulto, per presentarli alla gente nella luce più esagerata, e rendere così gli avventisti e la loro fede odiosi. Perciò, più aumentava il numero di coloro che egli poteva indurre a professare la fede nel secondo avvento, pur dominando nei loro cuori, più grande vantaggio avrebbe tratto nel richiamare l'attenzione su di loro come rappresentanti dell'intero corpo dei credenti.

Satana è « l'accusatore dei fratelli », ed è il suo spirito che suggerisce agli uomini di cercare gli errori e i difetti del popolo di Dio per poi renderli noti, mentre le buone opere di esso passano inosservate. Egli è sempre attivo quando Dio è all'opera per la salvezza delle anime. Quando i figli di Dio si presentano davanti al Signore, anche Satana è in mezzo a loro. In ogni risveglio egli è sempre pronto a introdurre coloro che hanno un cuore insoddisfatto e una mente non equilibrata. Quando questi accettano alcuni punti della verità e si uniscono ai credenti, egli agisce per mezzo di loro per introdurre delle teorie che inganneranno gli incauti. Nessuno può dirsi un vero cristiano, perché sta in compagnia dei figli di Dio, sia pure nel luogo di culto o alla mensa del Signore. Satana è spesso proprio là, nelle occasioni più solenni, sotto forma di quanti egli può usare come suoi agenti.

Il principe del male contrasta ogni centimetro di terreno sul quale procede il popolo di Dio nel suo cammino verso la città celeste. In tutta la storia della chiesa nessuna riforma è stata portata avanti senza che incontrasse seri ostacoli. Era così al tempo di Paolo. Dovunque l'apostolo organizzasse una chiesa vi erano alcuni che, pur dicendo di accettare la fede, introducevano delle eresie che, se accolte, potevano distruggere l'amore per la verità. Anche Lutero soffrì grandi perplessità e distrette a cagione dell'atteggiamento di persone fanatiche le quali pretendevano che Dio aveva parlato direttamente per mezzo di loro e che perciò mettevano le loro idee e opinioni al di sopra della testimonianza delle Scritture. Molti, che mancavano di fede e- di esperienza, ma che erano abbastanza presuntuosi e amavano udire e dire qualche novità, erano sedotti dalle pretese di questi nuovi maestri e si univano agli agenti di Satana nella loro opera tesa ad abbattere quello che Dio aveva ordinato a Lutero di edificare. I Wesley e altri, che beneficarono il mondo con la loro fede e con il loro influsso, incontrarono a ogni passo le astuzie di Satana che spingeva al fanatismo di ogni genere persone superzelanti, ma poco equilibrate e insoddisfatte.

Miller non aveva simpatia per quelle tendenze che portavano al fanatismo. Egli dichiarava, con Lutero, che ogni spirito deve essere provato con la Parola di Dio. « Il diavolo », diceva Miller, « ha un gran potere anche oggi sulle menti di alcuni. Ora, come potremo sapere che tipo di spiriti Sono? La Bibbia risponde: "Li riconoscerete dai loro frutW'... Molti spiriti sono usciti nel mondo e noi siamo esortati a provare ogni spirito. Lo spirito che non ci invita a vivere sobriamente, giustamente e piamente in questo mondo, non è lo Spirito di Dio. lo mi convinco sempre più che Satana ha molto a che fare con questi strani movimenti... Molti fra noi, che pretendono di essere pienamente santificati, si attengono alle tradizioni degli uomini e ignorano la verità, esattamente come quelli che non hanno siffatta pretesa » Bliss, pp. 236, 237. « Lo spirito dell'errore ci allontana dalla verità, mentre lo Spirito di Dio ci condurrà nella verità. Ma, direte voi, un uomo può essere nell'errore e credere di avere la verità. E allora? Ecco la nostra risposta: "Lo Spirito e la Parola sono d'accordo. Se uno si giudica in base alla Parola di Dio e si trova in perfetta armonia con l'intera Parola, deve credere di avere la verità; ma se si accorge che lo spirito che lo guida non e in armonia con l'intero contenuto della legge o del Libro di Dio, allora deve fare la massima attenzione di non cadere nei lacci del diavolo" ». The Advent Herald and Signs -of the Times Reporter, vol. 8, n. 23, 15 gennaio 1845. « Spesso uno sguardo luminoso, una guancia umida e una parola soffocata dal singhiozzo mi hanno dato migliori prove della pietà interiore di una persona di tutto il rumore della cristianità » Bliss, p. 282.

Al tempo della Riforma, i suoi nemici attribuivano tutti i mali del fanatismo proprio a chi, invece, si adoperava contro di esso. Analogo comportamento fu tenuto da quanti si opponevano al movimento avventista. E non contenti di travisare ed esagerare gli errori degli estremisti e dei fanatici, facevano circolare notizie sfavorevoli che non avevano la minima parvenza di verità. Queste persone erano animate dal pregiudizio e dall'odio. La loro pace era turbata dall'annuncio che Gesù era alla porta. Temevano che ciò potesse essere vero e speravano che non lo fosse; questo spiegava il perché della loro lotta contro gli avventisti e la loro fede.

Il fatto che alcuni fanatici agivano a modo loro nelle file degli avventisti non era una ragione sufficiente per stabilire- che il movimento non era da Dio, come non era un motivo sufficiente per condannare l'opera di Paolo e di Lutero la presenza di fanatici e di seduttori nella chiesa dei loro tempi. Che il popolo di Dio si scuota dal sonno e dia inizio a una sincera opera di pentimento e di riforma; che esso investighi le Scritture per conoscere la verità come la si trova in Gesù e si consacri interamente a Dio, allora si vedrà come Satana è ancora attivo e vigilante. Con ogni sorta di inganno, egli manifesterà la sua potenza chiamando in suo aiuto tutti gli angeli caduti del suo regno.

Il fanatismo e la divisione non furono provocati dalla proclamazione del secondo avvento: apparvero nell'estate del 1844, quando gli avventisti erano nel dubbio e nella perplessità circa la loro reale posizione. La predicazione del messaggio del primo angelo e del « grido di mezzanotte » aveva proprio lo scopo di reprimere il fanatismo e i dissensi. Quanti parteciparono a questi solenni movimenti vivevano in armonia fra loro, i loro cuori erano pieni di amore gli uni verso gli altri e verso Gesù che essi pensavano di vedere presto. L'unità della fede e la beata speranza li mettevano al riparo di ogni influsso umano e costituivano uno scudo contro gli attacchi di Satana.

« Or tardando lo sposo, tutte divennero sonnacchiose e si addormentarono. E sulla mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, uscitegli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e acconciarono le loro lampade » Matteo 25: 5-7. Nell'estate del 1844, a mezza strada fra la data precedentemente ritenuta come punto di arrivo dei duemila trecento giorni e l'autunno dello stesso anno, epoca in cui successivamente ci si accorse che essi terminavano, il messaggio fu proclamato con le stesse parole della Scrittura: « Ecco lo sposo! ».

Questo movimento fu determinato dalla scoperta del fatto che il decreto di Artaserse per la restaurazione di Gerusalemme, e che rappresentava il punto di partenza dei duemila trecento giorni, andò in vigore nell'autunno del 457 a. C. e non al principio di quell'anno, come si era creduto in un primo tempo. Partendo dall'autunno del 457, i duemila trecento anni conducevano all'autunno del 1844 (27)

 

Gli argomenti tratti dai tipi dell'Antico Testamento indicavano anch'essi l'autunno come epoca in cui avrebbe dovuto aver luogo l'evento rappresentato dalla purificazione del santuario. Tutto apparve chiaro quando si considerò il modo come si erano adempiuti i simboli relativi al primo avvento di Cristo.

L'uccisíone dell'agnello pasquale era un'ombra della morte di Cristo. Dice l'apostolo Paolo: « La nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata » 1 Corinzi 5: 7. La mannella delle primizie, che al tempo di Pasqua veniva agitata davanti al Signore, era tipo. della risurrezione di Cristo. Paolo, infattil parlando della risurrezione di Cristo e del suo popolo, scrive: « Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta » 1 Corinzi 15: 23. Simile alla mannella agitata, che era il primo grano maturo raccolto prima della mietitura, Cristo è la primizia di quella messe immortale di redenti che alla risurrezione futura saranno raccolti nel granaio di Dio.

 

Questi tipi si adempirono non solo quanto all'evento, ma anche quanto al tempo. Il quattordicesimo giorno del primo mese ebraico, lo stesso giorno e lo stesso mese nei quali per quindici lunghi secoli l'agnello pasquale era stato immolato, Cristo, dopo avere preso la pasqua con i suoi discepoli, istituì la festa che doveva commemorare la sua morte, quale « Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo ». Quella stessa notte Egli fu preso da mani inique per essere crocifisso e messo a morte. Come antitipo della mannella agitata, il nostro Signore fu risuscitato dai morti il terzo giorno, « primizia di quelli che dormono », tipo di tutti i risorti, il corpo « vile » dei quali sarà reso conforme « al suo corpo glorioso » 1 Corinzi 15: 20; Filippesi 3: 21 (D).

Allo stesso modo, i tipi che si riferiscono al secondo avvento debbono adempiersi al tempo indicato nel servizio tipico. Sotto il sistema mosaico la purificazione, o gran giorno dell'espiazione, avveniva nel decimo giorno del settimo mese dell'anno ebraico (Levitico 16: 29-34), quando il sommo sacerdote, avendo fatta l'espiazione per Israele e rimossi i suoi peccati. dal santuario, usciva e benediceva il popolo. Così si stimava che Gesù, nostro Sommo Sacerdote, sarebbe apparso per purificare la terra mediante la distruzione del peccato e dei peccatori e per dare l'immortalità a quanti lo aspettavano. Il decimo giorno del settimo mese, il grande giorno dell'espiazìone e della purificazione del santuario, nel 1844 cadeva il 22 ottobre. Questa data venne considerata come quella della venuta del Signore. Questo appariva in armonia con le prove gia viste per stabilire che i duemila trecento giorni sarebbero finiti nell'autunno, e la conclusione sembrava ìnoppugnabile.

Nella parabola di Matteo 25, il tempo dell'attesa e del sonno è seguito dalla venuta dello sposo. Ciò concordava con gli argomenti tratti sia dalla profezia che dai tipi. Essi apparivano indiscutibili, e il grido di mezzanotte fu lanciato da migliaia di voci.

Simile all'onda di una marea, il movimento si estese a tutto il Paese. Di città in città, di villaggio in villaggio, come anche nei remoti luoghi di campagna, esso continuò a echeggiare fino a che il popolo di Dio in attesa non fu del tutto svegliato. Il fanatismo scomparve, mentre il coraggio e la speranza rianimavano i cuori. L'opera fu liberata da quegli estremismi cagionati dall'eccitazione umana non controllata dall'influsso moderatore della Parola di Dio e del suo Spirito. Quanto al suo carattere, era simile a quei periodi di umiliazione e di ritorno al Signore che nell'antico Israele seguivano i messaggi di rimprovero dei servitori dell'Eterno. Aveva le caratteristiche che distinguono l'opera di Dio in ogni . età: poca gioia estatica, ma un profondo esame del proprio cuore, seguito dalla confessione dei peccati e dalla rinuncia al mondo. La preparazione per l'incontro col Signore era la grande preoccupazione di ciascuno. La preghiera era perseverante e la consacrazione a Dio senza riserve.

Nel descrivere quest'opera, Miller diceva: « Non vi sono grandi manifestazioni di gioia: si direbbe che si riservino per una futura occasione, quando il cielo e la terra si uniranno in una gioia ineffabile e gloriosa. Non ci sono grida di giubilo: sono riservate per il grande grido di esultanza del cielo. I cantori sono muti: aspettano di unirsi alle schiere angeliche, al coro celeste... Non ci sono divergenze di vedute: tutti sono di un sol cuore e di una sola mente » Bliss, pp. 270, 271.

Uno dei partecipanti al movimento affermò: « Esso determinò ovunque il più profondo esame del cuore e l'umiliazione dell'anima dinanzi all'Iddio del cielo. Provocò il distacco dagli affetti per le cose di questo mondo, la fine delle polemiche e delle animosità, la confessione dei torti, la sottomissione a Dio, l'invocazione di un cuore contrito e spezzato per ottenere il perdono- di Dio ed essere accettato da lui. Portò all'abbassamento dell'io, alla prostrazione dell'anima, come mai si era visto prima. Come Dio aveva ordinato per mezzo del profeta Gioele, quando il gran giorno del Signore sarebbe stato vicino, bisognava stracciare il cuore e non le vesti e volgersi a Dio con digiuno, con pianto e con lamento. Come Dio disse per bocca del profeta Zaccaria, uno spirito di grazia e di supplicazione fu riversato sui suoi figli; allora essi videro Colui che avevano trafitto e ci fu in tutto il paese un grande lamento... Coloro che cercavano il Signore afflissero le loro anime dinanzi a lui » Bliss, Advent Shield and Review, vol. 1, p. 271, gennaio 1845.

Di tutti i grandi movimenti dal tempo degli apostoli in poi, nessuno fu più intaccato dalle imperfezioni umane e dalle astuzie di Satana di quello dell'autunno 1844. Anche ora, dopo tanti anni, tutti coloro che parteciparono a quel movimento e che sono rimasti nelle stesse convinzioni, risentono il benefico influsso di quell'opera benedetta, e testimoniano che essa era di Dio.

All'annuncio, « Ecco lo sposo, uscitegli incontro! », coloro che aspettavano « si destarono e acconciaron le loro lampade ». La Parola di Dio era studiata con un interesse intenso, senza precedenti. Gli angeli venivano mandati dal cielo per scuotere quanti si erano scoraggiati e prepararli ad accettare il messaggio. L'opera non si basava sulla sapienza e sulla saggezza degli uomini, ma sulla potenza di Dio. 1 primi ad ascoltare e ad accettare l'invito non furono i più dotati intellettualmente, ma i più umili e devoti. Alcuni agricoltori lasciavano i loro raccolti nei campi; alcuni artigiani deponevano i loro arnesi e con lacrime di gioia andavano a dare l'annuncio. Quelli che una volta erano stati alla testa del movimento furono tra gli ultimi a unirsi a questa crociata. Le chiese, in generale, chiudevano le loro porte al messaggio, e molti di coloro che lo accettavano venivano espulsi da esse. Nella provvidenza di Dio, questa proclamazione si aggiunse a quella del messaggio del secondo angelo accrescendone la forza.

Il messaggio: « Ecco lo s poso! », sebbene basato su prove bibliche formali, non doveva diffondersi per mezzo di controversie, ma grazie alla sua potenza che scuoteva l'anima. Non c'erano né dubbi, né obiezioni. In occasione dell'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, la gente convenuta da ogni parte del paese per la festa, si diresse verso il monte degli Ulivi incontro alla folla che faceva scorta a Gesù. Trascinata dall'entusiasmo generale, si unì ad essa intensificando il grido: « Osanna al Figliuolo di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! », Matteo 21: 9. Allo stesso modo, i non credenti che affluivano alle riunioni degli avventisti —chi per curiosità, chi per scherno — sentirono il potere convincente che accompagnava il messaggio: « Ecco lo sposo! ».

A quel tempo si vide manifestarsi quella fede che Dio esaudisce: quella fede che fa assegnamento sulla rimunerazione. Simile a scrosci di pioggia su una terra assetata, lo Spirito della grazia scendeva su quanti cercavano Dio con sincerità. Coloro che si aspettavano di trovarsi presto a faccia a faccia col loro Redentore, provavano una gioia intensa, inesprimibile. La potenza mitigatrice dello Spirito Santo addolciva I cuori, e li inteneriva via via che la- sua benedizione veniva copiosamente riversata sui credenti fedeli.

Con cura e solennità coloro che accettarono il messaggio si avvicinavano al momento in cui speravano di incontrarsi col loro Signore. Ogni mattina sentivano che il loro primo dovere era di avere la certezza di essere bene accetti a Dio. I loro cuori erano intimamente uniti fra lorol ed essi pregavano molto gli uni con gli altri e gli uni per gli altri. Spesso si riunivano in luoghi appartati per avere comunione con Dio, e la voce dell'intercessione saliva al cielo dai campi- e dai boschi. La certezza dell'approvazione del Salvatore era loro più necessaria del nutrimento *quotidiano, e se una nube veniva a offuscare la loro mente, non si davano pace fino a che non fosse scomparsa. Quando sentivano la testimonianza della grazia perdonatrice, bramavano contemplare Colui che le loro anime amavano.

Ma erano nuovamente destinati alla delusione. Il tempo atteso passò e il loro Salvatore non apparve. Quanti avevano guardato con incrollabile fiducia alla sua apparizione, si sentivano come si era sentita Maria quando, giunta alla tomba di Gesù e trovatala vuota, esclamò piangendo: « Han tolto il mio Signore, e non so dove l'abbiano posto » Giovanni 20: 13.

Un senso di paura, il timore che il messaggio fosse vero, era servito da freno per un po' di tempo agli increduli. Passata la data fatidica, tale sentimento non si dileguò d'improvviso. Dapprima essi non ardirono prendersi beffe di quanti erano rimasti così delusi; ma poiché non si scorgeva nessun segno dell'ira di Dio, essi, abbandonati i loro timori, ripresero gli scherni e i sarcasmi. Una vasta categoria di persone, che avevano asserito di credere nella prossima venuta del Signore, abbandonarono la fede. Alcuni, che avevano avuto molta fiducia, rimasero così profondamente feriti nel loro amor proprio che avrebbero voluto fuggire dal mondo.. Come Giona, si lamentavano di Dio e preferivano la morte alla vita. Quanti invece avevano basato la propria fede sulle opinioni altrui e non sulla Parola di Dio, erano pronti a cambiare idea. Gli schernitori attirarono nelle loro file i deboli e, i codardi, e in tal modo tutti si unirono per affermare che ormai non c'erano più né timori, ne attese. Il tempo previsto era passato, il Signore non era venuto, e il mondo poteva rimanere così com'era per altre migliaia di anni.

1 credenti ferventi e sinceri avevano abbandonato tutto per Cristo. Rallegrandosi all'idea della sua presenza come mai prima, erano convinti di avere dato al mondo l'ultimo avvertimento. Aspettandosi di essere presto introdotti alla presenza del loro divino Maestro e degli angeli celesti, si erano praticamente ritirati dalla compagnia di coloro che non avevano accettato il messaggio. Con ardente desiderio avevano invocato: « Vieni, Signor Gesù! ». Ma Egli non era venuto, e ora riprendere il pesante fardello delle responsabilità e delle perplessità della vita, sopportare le frecciate e i motteggi di un mondo schernitore, era una prova terribile per la loro fede e per la loro pazienza.

Eppure questa delusione non era grande come quella conosciuta dai discepoli alla prima venuta di Cristo. Quando Egli fece il suo ingresso trionfale in Gerusalemme, i suoi seguaci ritenevano che stesse per salire sul trono di Davide e liberare Israele dai suoi oppressori. Con grandi speranze e lusinghiere previsioni, essi fecero 'a gara per onorare il loro re. Molti stesero i loro abiti e delle foglie di palma come un tappeto sul suo cammino, e gridarono entusiasticamente: « Osanna al figliuolo di Davide! ». Quando i farisei, contrariati e irritati da queste manifestazioni di giubilo,_ chiesero a Cristo di rimproverare i suoi discepoli, Egli rispose: « Se costoro si tacciono, le pietre grideranno » Luca 19: 40. La profezia doveva adempiersi. I discepoli attuavano il programma di Dio, ma erano votati a un'amara delusione. Trascorsero solo pochi giorni, ed essi videro il Salvatore agonizzare sulla croce e poi deposto in una tomba. Le loro aspettative non si erano effettuate in nessun particolare, e le loro speranze si spensero con Gesù. Fino a che il Signore non fu uscito trionfalmente dal sepolcro, essi non poterono capire che ogni cosa era stata profetizzata e « ch'era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti » Atti 17: 3.

Cinque secoli prima il Signore aveva detto. tramite il profeta Zaccaria: « Esulta grandemente, o figliuola di Sion, manda gridi d'allegrezza, o figliuola di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e vittorioso, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d'asina » Zaccaria 9: 9. Se i discepoli si fossero resi conto che Gesù si avviava verso la condanna e la morte, non avrebbero potuto adempiere la profezia.

Allo stesso modo Miller e i suoi collaboratori, dando un messaggio che l'Ispirazione aveva predetto doveva essere proclamato al mondo, avevano adempiuto una profezia che essi non avrebbero mai potuto annunciare se avessero capito perfettamente le profezie che mettevano in evidenza la loro delusione e presentavano un altro messaggio da trasmettere al mondo prima che il Signore venisse. 1 messaggi del primo e del secondo angelo furono dati al momento giusto e svolsero l'opera che Dio intendeva fosse effettuata da loro.

Il mondo, che aveva osservato gli avvenimenti, era convinto che se fosse trascorso il tempo e Cristo non fosse venuto, l'intero sistema degli avventisti sarebbe crollato. Invece, anche se molti a causa delle forti tentazioni abbandonarono la fede, gli altri rimasero saldi. 1 frutti del movimento avventista, lo spirito di umiltà, l'esame di coscienza, la rinuncia al mondo e la riforma della vita che avevano accompagnato l'opera, provavano che essa era da Dio. Essi, percio, non potevano negare che la potenza dello Spirito Santo aveva reso testimonianza alla predicazione del secondo avvento, e non riscontravano nessuno sbaglio nel loro calcolo dei periodi profetici. I più abili fra i loro oppositori non erano riusciti ad abbattere il loro sistema di interpretazione profetica, per cui essi non potevano, a meno di una chiara prova biblica, rinunciare a quelle posizioni cui erano pervenuti mediante lo studio delle Scritture fatto con preghiera, con la mente illuminata dallo Spirito di Dio e col cuore acceso dalla sua potenza vivificante. Quelle posizioni avevano retto alla critica più sagace e alla più aspra opposizione da parte di insegnanti religiosi popolari e di uomini savi secondo il mondo. Essi perciò erano rimasti ìncrollabili dinanzi alle forze combinate della sapienza e dell'eloquenza, come anche di fronte agli insulti e agli scherni di gente sia di alto, sia di basso grado.

Vi era stato, è vero, un fallimento per quel che riguardava l'evento atteso; ma questo non poteva scuotere la loro fiducia nella Parola di Dio. Quando Giona annunciò per l'e vie di Ninive che di lì a quaranta giorni la città sarebbe stata sovvertita, il Signore accettò l'umiliazione dei niniviti e prolungò il suo tempo di grazia. Il messaggio veniva da Dio, e Ninive fu messa alla prova secondo la sua volontà. Gli avventisti credevano che allo stesso modo Dio li aveva guidati perché dessero l'annuncio del giudizio. « Questo messaggio », essi dicevano, « ha messo alla prova i cuori di tutti coloro che lo hanno udito', e ha risvegliato o l'amore per la sua venuta o l'odio più o meno evidente, ma comunque conosciuto da Dio, per il suo avvento. Esso ha tracciato una linea di separazione... affinché coloro che vorranno esaminare il proprio cuore possano sapere da che parte sarebbero stati trovati se il Signore fosse venuto. Essi avrebbero esclamato: « Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato ed Egli ci ha salvati », oppure avrebbero detto alle rocce e ai monti di crollare loro addosso per nasconderli dal volto di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello. In questo modo Dio, noi crediamo, ha voluto mettere alla prova il suo popolo, saggiare la sua fede per vedere se esso, nell'ora del cimento, abbandonerebbe la posizione nella quale Egli aveva ritenuto giusto porlo e rinuncerebbe al mondo per credere con implicita fiducia nella sua Parola » The Advent Herald and Signs of the Times Reporter, vol. 8, n. 14, 13 novembre 1844.

1 sentimenti di coloro che tuttora credevano di essere stati condotti da Dio nella loro passata esperienza, sono espressi dalle parole di Miller: « Se io dovessi rivivere la mia vita, con le prove che avevo allora, per essere onesto con Dio e con gli uomini dovrei rifare quello che ho fatto ». « lo spero che i miei abiti siano netti del sangue delle anime, perché sento che per quel che dipende da me, io non sono colpevole della loro condanna ». « Quantunque io sia rimasto deluso due volte », scriveva questo uomo di Dio, « non sono né abbattuto, né scoraggiato... La mia speranza nella venuta di Cristo è forte come prima. Io ho fatto solo quello che, dopo anni di studi profondi, stimavo mio dovere fare. Se ho sbagliato è stato dal lato della carità, dell'amore per il prossimo e del compimento del mio dovere verso Dio ». « Una cosa so: ho predicato quello che credevo, e Dio è stato con me; la sua potenza si è manifestata nell'opera, e ne è derivato un grande bene ». « Giudicando dall'apparenza, molte migliaia di persone sono state spinte allo studio della Scrittura dalla predicazione del tempo fissato e così, per la fede e per il sangue di Crísto, sono state riconciliate con Dio » Bliss, pp. 256, 255, 277, 280, 281. « Io non ho mai corteggiato gli orgogliosi, mai ho tremato dinanzi alla collera del mondo. Non cercherò di acquistarmi il loro favore, né sfiderò il loro odio oltrepassando il mio dovere. Non chiederò mai di risparmiarmi la vita, né rifiuterò, lo spero, di perderla, se Dio nella sua provvidenza lo dovesse chiedere » J. White, Life of W. Miller, p. 315.

Dio non abbandonò il suo popolo. Il suo Spirito dimorò con coloro che non rinnegarono precipitosamente la luce ricevuta e non accusarono il movimento avventista. Nell'epistola agli Ebrei ci sono parole di incoraggiamento e di avvertimento per chi viene a trovarsi nella prova, e che è nell'attesa in quest'ora di crisi: « Non gettate dunque via la vostra franchezza la quale ha una grande ricompensa! Poiché voi avete bisogno di costanza, affinché, avendo fatta la volontà di Dio, otteniate quel che v'è promesso. Perché: Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro, l'anima mia non lo gradisce ». « Ma noi non siamo di quelli che si traggono indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per salvar l'anima » Ebrei 10: 35-39.

Che questo ammonimento sia rivolto alla chiesa degli ultimi giorni risulta evidente dalle parole che indicano la prossimità della venuta del Signore: « Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verra e non tarderà ». Si nota, qui, che ci sarebbe stato un apparente ritardo nella venuta del Signore. L'avvertimento si applica in modo particolare all'esperienza degli avventisti di quel tempo. Le persone prese in considerazione rischiavano di fare naufragio quanto alla fede. Esse avevano fatto la volontà di Dio, si erano attenute alla guida del suo Spirito e della sua Parola, ma non potevano conoscere il suo scopo circa la loro passata esperienza, ne potevano distinguere dinanzi a sé il sentiero da seguire; erano quindi tentate di porre in dubbio il fatto che ---_ Dio le stesse realmente guidando. Si applicano a questo tempo le parole: Il giusto vivrà per la sua fede ». Quando la luce del « grido di mezzanotte » aveva rischiarato il loro cammino, quando avevano visto le profezie dissuggellate e che ì segni che annunciavano la prossimità dell'avvento di Cristo si adempivano rapidamente, avevano, per così dire, camminato per « visione ». Ora, invece, abbattuti a cagione delle speranze infrante, potevano resistere solo per la fede in Dio e nella sua Parola. Il mondo impietoso diceva: « Siete stati ingannati. Rinunciate alla vostra fede e riconoscete che il movimento avventista era da Satana! ». Ma la Parola di Dio dice: « Se si trae indietro, l'anima mia non lo gradisce ». Rinunciare alla propria fede ora e rinnegare la potenza dello Spirito Santo che aveva accompagnato il messaggio significava correre a perdizione. Essi furono incoraggiatí dalle parole dell'apostolo Paolo: « Non gettate dunque via la vostra franchezza ». « Voi avete bisogno di costanza ». « Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà ». La loro unica via sicura consisteva nell'amare la luce che avevano ricevuta da Dio, nell'attenersi alle sue promesse e nel continuare a investigare le Scritture aspettando pazienti e vigilanti una ulteriore luce.

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